Quando si parla di “traduzione editoriale”, la prima immagine che viene alla mente è quella del traduttore di romanzi, o comunque di libri. Nell’immaginario collettivo (dei non addetti ai lavori ma non solo) la nostra professione si riduce sostanzialmente a questo. Il traduttore non abita altri luoghi immaginari a parte la scrivania affollata di carte e volumi, non usa altri strumenti a parte i cataloghi delle case editrici italiane, dalle più minuscole ai grandi gruppi editoriali, non si serve di altre tecnologie a parte il pacchetto Office.
Ma è davvero così?
No, naturalmente. Anzi, alcune specializzazioni sono così affascinanti e inusuali che abbiamo voluto esplorarle qui su doppioverso. Nello specifico, abbiamo pensato di sottoporre alla collega Eleonora Cadelli, creatrice dell’interessante e curatissimo blog Linguaenauti, alcuni dei pregiudizi più diffusi sulla sua specializzazione, la traduzione audiovisiva, chiedendole di smentirli o confermarli per noi: insomma, di aiutarci a fare chiarezza su una realtà interessante e poco frequentata, della quale noi stesse, lo ammettiamo, non sapevamo granché.
Ecco cosa Eleonora ci ha rivelato sul magico mondo di documentari e serie televisive. Buona lettura!
Prima di tutto, Eleonora, parlaci un po’ di te: come sei arrivata a fare quello che fai? Insomma, traduttori di prodotti audiovisivi si nasce o si diventa?
Tutto è iniziato nel 2010: già da diversi anni traducevo, perlopiù narrativa e testi di natura generale, e nel frattempo (dopo alcune esperienze nell’ambito della comunicazione) insegnavo spagnolo in un liceo della mia città. In realtà sapevo che la mia vera vocazione era tradurre, e farlo da freelance, quindi ero sempre alla ricerca di nuovi incarichi per “ampliare il giro” e farlo diventare un lavoro vero. Così, contattando varie agenzie, un giorno mi è arrivata la proposta di tradurre e adattare un video… di fitness indiavolato! Australiano! Non l’avevo mai fatto, e anzi non avevo mai preso in considerazione l’idea di poter tradurre prodotti audiovisivi, ma mi sono buttata e… certo, sulle prime impiegare tre giorni di lavoro forsennato per mezz’ora di video di cui non capivo niente (a parte up-up e down-down) non mi è sembrata quel che si dice un’idea brillante; fortunatamente però l’incarico successivo riguardava le sfilate newyorkesi, decisamente più compassate. Da lì ho capito che poteva essere divertente e, cosa non secondaria, che potevo farcela in tempi e con sforzi ragionevoli. A fine anno è arrivata la proposta di una società per tradurre e adattare documentari della BBC, e lì è scattato il vero amore: quale lavoro ti permette di guardarti documentari fantastici che nella vita reale non avresti mai tempo di vedere, di tramutarti improvvisamente in tuttologa e di venire pure pagata per farlo?
Poco dopo mi sono iscritta a un master in traduzione audiovisiva, per avere un po’ di base teorico-pratica e arricchire il CV, e da lì in poi ho iniziato a specializzarmi, lasciando pian piano da parte la traduzione di narrativa; così è arrivata la prima serie (Il Segreto), ho iniziato a conoscere gli adattatori e a capire meglio come funziona il mondo del doppiaggio vero e proprio… e mi si è aperta una strada tutta nuova.
Partiamo da uno dei preconcetti più diffusi sui professionisti del tuo ambito di specializzazione: il traduttore di audiovisivi e l’adattatore sono la stessa figura professionale. È vero o falso?
Spesso e volentieri è VERO se parliamo di adattamento per sottotitolaggio, voice over e simil sync. Semplificando, il voice over è il tipico adattamento per documentari, in cui si sente per qualche secondo la voce originale dei personaggi; il simil sync invece si usa più spesso per i cosiddetti “docu-reality”, in cui non è richiesto il labiale ma sì il rispetto delle lunghezze, perché la voce originale del personaggio deve essere totalmente coperta. In questi casi il traduttore in genere è anche l’adattatore del testo.
L’affermazione invece è FALSA, nella maggior parte dei casi, quando si tratta di adattamento per il doppiaggio (film e serie TV): l’adattamento è un’attività molto più specializzata che quasi sempre è svolta da doppiatori/dialoghisti, i quali si avvalgono di traduttori professionisti per avere una base solida da cui partire per l’adattamento.
I tempi di consegna della traduzione audiovisiva sono perlopiù strettissimi. Vero o falso?
VERO! Dipende dalle società, naturalmente, ma i tempi per tradurre (e adattare, nei casi di cui sopra) un video vanno da un massimo di una settimana a… ventiquattro ore o anche meno. Questo perché il prodotto audiovisivo finito prevede una serie di passaggi, dall’adattamento alla sala di doppiaggio, alla post produzione ecc., che richiedono tempo. La traduzione è il primo passo, quindi prima arriva meglio è!
Uno stesso traduttore traduce TUTTE le puntate di una serie. Vero o falso?
Nella maggior parte dei casi l’affermazione è FALSA: proprio perché i tempi sono molto stretti, le serie TV spesso vengono suddivise tra più adattatori, ognuno dei quali ha il suo traduttore di fiducia. A volte però può anche essere VERO: quando i tempi sono più comodi e quindi anche l’adattatore si occupa dell’intera serie, o quando i due o più adattatori decidono di avvalersi tutti dello stesso traduttore (che deve lavorare come un pazzo ma almeno ha la soddisfazione di tradurre la serie dall’inizio alla fine!).
Esistono corsi e master dedicati nello specifico alla traduzione per audiovisivi.
VERO: ne esistono parecchi, sia in presenza che online, alcuni dei quali prevedono anche tirocini pratici in società di doppiaggio.
La traduzione audiovisiva si effettua dal copione, ma si avvale sempre di un supporto visivo. Vero o falso?
VERO: una traduzione audiovisiva si basa sul copione (o meglio, sullo script, la trascrizione il più possibile fedele a quanto detto effettivamente dagli attori) ma non può prescindere dal video, che fornisce tutti quegli elementi utili a contestualizzare i dialoghi, dalla situazione all’estrazione dei personaggi e così via. Pensiamo banalmente all’inglese “you”: senza video spesso sarebbe impossibile decidere se tradurlo con “tu”, “voi” o “lei”; per non parlare di tutti quegli elementi metalinguistici che connotano il testo e ci fanno capire se il personaggio parla in modo ironico, divertito, arrabbiato e così via.
Certo, in alcuni casi può capitare che ci venga richiesta una traduzione senza video, ma il committente deve sapere che inevitabilmente la qualità sarà inferiore e il traduttore deve segnalare i punti in cui ha delle difficoltà a tradurre per la mancanza del supporto audiovisivo.
Per iniziare a tradurre per audiovisivi bisogna contattare le società di doppiaggio, non si passa dalle agenzie di traduzione. Vero o falso?
VERO, anche se con qualche sfumatura: il mondo degli audiovisivi è molto più vasto di quanto si pensi e comprende anche una serie di prodotti aziendali o istituzionali, come video interni, informativi, pubblicitari ecc. che vengono gestiti dalle normali agenzie di traduzione. Per quanto riguarda invece documentari, docu-reality, serie TV e film esistono società specializzate, anche se molto spesso per “entrare nel giro” delle serie TV bisogna passare per gli adattatori che lavorano con queste società.
A diversi canali corrispondono percorsi diversi: chi traduce serie TV ha una formazione diversa e lavora con soggetti diversi rispetto a chi traduce film per il cinema e a chi traduce documentari. Vero o falso?
FALSO: direi piuttosto che a diversi canali corrisponde un livello di esperienza diverso. È difficile che chi comincia a tradurre audiovisivi parta direttamente dalle serie: in genere “ci si fa le ossa” (e il CV) con documentari e docu-reality, passando anche per l’esperienza dell’adattamento in voice over o simil sync, e poi si arriva a film e serie TV. Questo perché è un genere di traduzione che ha anche un aspetto molto pratico e capire come gestire le lunghezze, modulare i registri ecc. richiede tempo e impegno. Inoltre i documentari e docu-reality sono più accessibili, perché ne vengono prodotti in quantità enormi, quindi è più semplice entrare da questa strada e accumulare esperienza, mentre il mondo di film e serie TV è molto più chiuso e per accedervi spesso bisogna entrare in contatto con gli adattatori (cosa che avviene in genere con il passaparola) e guadagnarsi la loro fiducia.
Sottotitolaggio scritto, voice over e doppiaggio vero e proprio sono tre tecniche di “traduzione” diverse che implicano competenze diverse. Vero o falso?
VERO: Nel sottotitolaggio la traduzione è condizionata dallo spazio a disposizione e dal layout, quindi molto spesso ti obbliga a fare scelte che non faresti in altre circostanze. È una bella palestra di creatività, perché ti costringe a semplificare, cercare sinonimi, uscire dagli automatismi: un esercizio perfetto per i traduttori! Anche il voice over, come tutte le traduzioni audiovisive, pone il problema dello spazio, e in aggiunta quello del registro: in genere tutti i dialoghi hanno un tono medio-alto e un linguaggio neutro, di qualunque estrazione siano; si evitano parolacce o espressioni troppo colloquiali e prima di tutto vengono la chiarezza e la scorrevolezza, anche a costo di rigirare le frasi, tagliare qualche parola qua e là o aggiungerne per chiarire meglio una situazione. Nel doppiaggio invece la traduzione deve rispettare quasi alla lettera il testo, scovare di volta in volta il tono e il registro giusto, non censurare o aggiungere nulla, “entrare” nel personaggio e mantenere le sue specificità in tutte le puntate. Insomma, assomiglia molto di più alla traduzione narrativa, anche se con più restrizioni e paletti dovuti alla tirannia del labiale.
Il traduttore audiovisivo è un traduttore tecnico che deve avere padronanza di software specifici. Vero o falso?
FALSO: il traduttore audiovisivo lavora con normalissimi file word o al limite Excel. In alcuni rari casi è possibile che la società committente preveda l’uso di un suo software online, oppure, nel caso dei sottotitoli, chieda di usare programmi specifici di temporizzazione. Ad ogni modo si tratta di un servizio a parte che non spetta per forza al traduttore; anche i sottotitoli in genere vengono forniti in word o in formati appositi semplicissimi da usare.
Ringrazio davvero per questo articolo, e in generale per questo sito che seguo regolarmente. Vorrei sapere se esiste in commercio qualche testo che tratti in maniera un po’ più approfondita del simil sync?
Ciao Laura! Purtroppo non essendo la nostra specializzazione non sappiamo dirti con certezza se esiste qualche testo specifico sull’argomento, però Eleonora che abbiamo intervistato in questo post ha anche lei un ottimo blog, Linguaenauti (https://linguaenauti.com/), secondo me se provi a contattarla lì potrà forse darti indicazioni in merito! Un saluto!
Ciao! Qualcuno potrebbe indicarmi qualche sito/agenzia di riferimento per proporre una candidatura?
Ciao Carmen, ahimé gli audiovisivi non sono la nostra specializzazione, Eleonora - che ha un blog anche lei, https://linguaenauti.com/ - è stata nostra ospite per l’intervista ed è lei che lavora in quel settore, so che probabilmente la via migliore è proporsi alle società di doppiaggio e produzione video, ma non bazzicando il campo purtroppo non saprei farti dei nomi con cognizione di causa.